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Droni e Fantascienza, dalla marina militare inglese a star trek e star wars

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Come sempre l’uscita di un nuovo film ambientato nell’universo di Star Wars (in questo caso l’episodio IX della saga, “L’Ascesa di Skywalker”) porta alla ribalta temi collegati direttamente o indirettamente al famoso franchise. L’universo immaginato da George Lucas esercita infatti un grande fascino che travalica arti e generi specifici. Basti pensare che alla base di alcuni dei suoi personaggi ci sono le teorie di un grande storico delle religioni come Joseph Campbell, i cui studi hanno portato tra l’altro alla formulazione di interessanti teorie sulla tecnica dello storytelling e della creazione di personaggi di finzione.

In questo caso, prendendola un po’ alla larga, ci piacerebbe soffermarci su una questione etimologica che tocca in parte gli appassionati di Guerre Stellari, ma anche tutti gli amanti della fantascienza in genere. Soprattutto i “cugini” fan di un’altra famosa epopea spaziale, Star Trek.

DRONE, ORIGINE DELLA PAROLA E INGRESSO NEL LESSICO COMUNE ITALIANO

Il significato più antico riscontrato per la parola “drone” nella lingua inglese, che l’ha a sua volta ripresa dal tedesco, è quello di “fuco” (il maschio dell’ape). Il verbo “drone” di contro, starebbe a indicare un ronzio; come a richiamare il rumore emesso dal volo stesso di un insetto.
Tuttavia l’ipotesi che i droni abbiano preso il nome dal rumore che emettono è stata esclusa in passato da un importante studio.

Il fatto che noi chiamiamo questi velivoli “droni” ha probabilmente attinenza esclusivamente con la sfera militare.
Negli anni ’30 la marina militare inglese aveva ideato un bersaglio telecomandato per esercitarsi al tiro. Il suo nome era Queen Bee, ossia “ape regina”. Quando gli americani svilupparono un proprio modello per lo stesso scopo lo chiamarono, proseguendo sulla scia dei termini naturalistici, “drone” (“fuco” appunto, maschio dell’Apre).

Successivamente (Seconda Guerra Mondiale) i droni divennero utilizzati anche in azioni offensive. Col passare del tempo, naturalmente, il loro impiego divenne più vasto e coinvolse il loro utilizzo anche in azioni civili.

PRESTITI DA ALTRE LINGUE

La lingua italiana ha sempre preso in prestito parole da altri lingue. Il fatto che adesso si tende al prestito non adattato fa solo risaltare maggiormente la cosa. Ai giorni nostri, infatti, gli anglismi vengono per lo più recepiti nella loro forma originaria (selfie, o per restare in tema, dronie) senza nessuna modifica e utilizzandoli al singolare anche in contesti in cui sono espressi al plurale (come “dei videogame”, “dei film”, “dei server”). Al contrario, in passato erano più abituali acquisizioni da altre lingue tramite calchi (“guerra fredda” da “cold war”, “blitzkrieg” per “guerra lampo”).
L’uso attuale della parole drone è un’eccezione alla tendenza attuale. La pronunciamo come viene scritta nella lingua di derivazione e ha l’accezione plurale “droni”, mentre la norma adesso è quella di imitare il suono della parola originale (come ad esempio “weekend”, “manager”). Dobbiamo segnalare però che alcuni dizionari fanno risalire l’ingresso della parola drone al 1987, come prestito non adattato (quindi pronunciata “dron”) e con plurale invariato.

UNA PAROLA STELLARE

Non è raro imbattersi in pareri di esperti e appassionati di fantascienza che tirano in ballo Star Wars per datare l’ingresso nella terminologia “di massa” italiana della parola drone. In realtà la sovrapposizione di questa parola con la simile droide ha creato forse un po’ di confusione nel recepimento popolare di questi termini nella nostra lingua.
In Guerre Stellari noi abbiamo per lo più droidi (robot) e non droni. Un cyborg che si avvicina fisicamente alla nostra idea di drone potrebbe essere il droide spia che in un episodio (“Star Wars V, L’impero colpisce ancora”) riesce a scovare l’ubicazione dei ribelli. Ma siamo di fronte anche in questo caso a un oggetto che non è comandato da remoto. Quello che vediamo è semplicemente un droide volante.

I DRONI BORG DI STAR TREK

La confusione semantica intorno a queste parole potrebbe essere causata dai personaggi di un’altra famosa saga fantascientifica, Star Trek.
In un episodio andato in onda in America nel 1989 e nel 1994 in Italia, facciamo conoscenza dei Droni Borg.
Questi esseri altro non sarebbero che degli ominidi con innesti cibernetici. Sono dotati di una coscienza collettiva e vivono in strutture simili ad alveari. Questi personaggi quindi, essendo effettivamente simili a droidi (“Borg”, da “cyborg”) ma essendo chiamati droni, potrebbero avere avuto un ruolo nello scombinare un po’ le idee sui termini che stiamo analizzando. C’è chi sostiene che la parola drone in questo caso farebbe riferimento non tanto alla “roboticità” dei Borg, quanto alla loro struttura sociale, ricalcata su quella degli insetti.

UN RIPENSAMENTO FANTASCIENTIFICO

In realtà la faccenda sarebbe ancora più intricata. Sappiamo infatti che i Droni Borg erano stati pensati inizialmente come dei veri e propri “insettoidi”. E a questo punto le cose tonerebbero.
“Drone” era inteso probabilmente nell’accezione di insetto (fuco, maschio dell’ape) nell’ideazione dei personaggi. Nella stesura finale abbiamo il mantenimento della Regina Borg (da Ape Regina); regina che forse avrebbe potuto contare sui suoi sudditi maschi, i fuchi. Droni Borg, quindi, stava per “insetti robot”.
La produzione avrà pensato per vari motivi di puntare solo sull’aspetto “cibernetico” dei Borg, lasciando tuttavia invariato il nome della “razza”. La cosa avrebbe cosi aperto le porte a una sovrapposizione semantica che ha generato in parte confusione fino ai giorni nostri.

LA GUERRA METTE TUTTO A POSTO

Il termine drone è diventato popolare nel suo significato contemporaneo soprattutto per l’uso intensivo che ve ne è stato in ambito militare in episodi recenti, ma anche per il successo commerciale di alcuni marchi “consumer” e per l’utilizzo sempre più elevato in ambito civile di questi apparecchi. In questo modo la parola si è staccata del tutto dalla sua connotazione entomologica (il richiamo al fuco) e da eventuali “confusioni” semantiche fantascientifiche.

Giacomo Schuller

 

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