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Droni per individuare bombe e ordigni

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Alcuni ricercatori americani stanno sperimentando l’utilizzo di droni per individuare bombe attraverso l’applicazione di sensori “olfattivi”. Si tratta dei ricercatori dell’Università del Rhode Island che sperano di poter applicare questi particolari sensori ai droni per poterli utilizzare al posto dei cani da fiuto nel pericoloso lavoro di identificazione delle bombe.

Il professore che gestisce il progetto si chiama Otto Gregory e ormai da più di 15 anni si occupa dello sviluppo di sensori in grado di rilevare particelle sempre più raffinate, arrivando a realizzare sensori sempre più piccoli ma nel contempo sempre più efficienti. Il professore insieme al dottorando Peter Ricci stanno applicando le loro conoscenze quindi al campo degli esplosivi.

Secondo Ricci l’applicazione di questi sensori sui droni potrebbe dare una svolta significativa in termini di sicurezza dato che potrebbero tornare utili in situazioni decisamente diverse: dalla sicurezza negli aeroporti alle situazioni belliche più rischiose. Potrebbero essere anche particolarmente utili alle forze dell’ordine e ad altre autorità per controllare pacchi e bagagli alla ricerca di bombe, fiutare narcotici nascosti o persino rilevare virus COVID-19 nelle persone.

I due ricercatori hanno condotto i propri test in ambienti sia esterni che interni utilizzando un DJI Phantom 3 dotato di sensori. Il drone così abilitato al riconoscimento dell’odore ha regolarmente eseguito test trasmettendo i dati da due sensori: uno con un campione di una sostanza bersaglio e un altro prelievo su particelle ambientali nell’aria. I dati ottenuti vengono inviati tramite un cavo “guinzaglio” a un computer che Gregory e Ricci monitorano.

Di fatto attraverso l’utilizzo di questi droni per individuare bombe si andrebbe a sostituire la figura dei cani segugio utilizzati in molte situazioni pericolose per due principali ragioni: la prima è legata al fatto che i sensori vanno oltre le capacità di rilevamento qualitativo canino per fornire informazioni quantitative di abbondanza sulla quantità di sostanze ricercate presenti meno, la seconda è una questione di tempi. In genere infatti anche i cani meglio addestrati raggiungono una soglia massima di attenzione di 2 ore, mentre ovviamente l’utilizzo dei droni potrebbe coprire un arco temporale ben più lungo.

Vi abbiamo già parlato dell’impiego dei droni per effettuare rilievi in situazioni pericolose, leggete anche “Droni che salvano persone da situazioni di pericolo”.

Grazie a questi droni poi si riuscirebbe ad ottenere un risultato altrettanto importante: mettere in sicurezza quegli stessi cani che, con il loro lavoro, mettevano in sicurezza l’uomo.

 

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