Università di Varsavia: droni per progetti archeologici a Jesi
L’Università di Varsavia ha attivato un importante progetto archeologico con droni nella città marchigiana di Jesi. Nello specifico si tratta di un’attività di studio e ricerca su un’antica chiesa altomedievale. I droni hanno il compito di ispezionare dall’alto l’area di interesse andando alla ricerca di segnali che possano annunciare la presenza di reperti significativi nascosti sotto terra. Protagonisti non sono soltanto i droni ma anche georadar. Queste moderne tecnologie, infatti, hanno il vantaggio di non essere per nulla invasive limitando quindi notevolmente la possibilità che si creino danni all’area archeologica di interesse. Il progetto è nato dalla collaborazione tra la cooperativa specializzata Abaco e l’ateneo della capitale polacca.
Il progetto portato avanti dall’Università di Varsavia è l’ennesimo esempio di come i droni possano essere di grande supporto alle attività archeologiche. Vi abbiamo raccontato di altri progetti similari, leggete anche “Indagini archeologiche con drone nelle Marche”.
Droni dell’Università di Varsavia a caccia di tesori antichi
L’iniziativa della cooperativa Abaco e dell’Università di Varsavia ha lo scopo di studiare con metodi innovati una specifica area di Jesi. Parliamo in particolare di una zona prossima ad uno degli incroci più trafficati della città. Proprio qui affiorano dei resti di murature che fanno parte della misteriosa Abazia di San Savino. Pare che la chiesa altomedievale sorgesse sopra una villa romana e una fornace che produceva ceramiche tipiche di Jesi. Proprio per poter studiare al meglio l’unicità di questa struttura la cooperativa Abaco ha deciso un paio di anni fa di acquistare l’area per attivare il progetto di recupero e valorizzazione basato sull’impiego delle nuove tecnologie. L’obiettivo è dunque quello di riqualificare una zona che prima era in stato di degrado, valorizzandone i reperti archeologici presenti.
I droni messi a disposizione anche dall’Università di Varsavia diventano quindi strumenti efficienti al servizio dell’archeologia. Il loro compito è quello di verificare dall’alto cosa si nasconda sotto il terreno. In questo modo gli scavi veri e propri saranno pianificati solo nel momento in cui sia stata rilevata la presenza di reperti. Così facendo si evitano scavi inutili che potrebbero addirittura essere dannosi per determinate aree. L’area dell’Abazia di San Savino risulta ora privata e recintata, cosa che rende più semplice la realizzazione dei vari studi. La cooperativa Abaco si augura in futuro di poter rendere questo luogo archeologico sede di campagne di studio e di scavo per giovani archeologi e studenti di queste discipline.