Donne africane costrette a produrre droni in Russia
Secondo un’indagine condotta da Associated Press, diverse donne africane sarebbero sfruttate per la produzione di droni in Russia. L’ipotesi arriva a seguito di accurate analisi delle immagini satellitari che riprendono uno stabilimento nella Zona Economica Speciale di Alabuga, nella repubblica del Tatarstan, a circa mille chilometri a est di Mosca.
Le immagini hanno ritratto circa 200 giovani di età compresa tra i 18 e i 22 anni provenienti dall’Africa. Associated Press è riuscita poi ad intervistare un gruppo di queste donne che hanno rivelato quanto accaduto. Le giovani sono state reclutate con l’inganno per l’assemblaggio di droni progettati dall’Iran (Leggete “Droni iraniani Shahed 136, kamikaze in Ucraina”) e destinati ad essere impiegati nel conflitto contro l’Ucraina.
Purtroppo la questione delle donne africane sfruttate per la produzione di droni in Russia si riaggancia alla questione dell’utilizzo di questi velivoli nel conflitto in corso. Vi abbiamo raccontato in diversi articoli di questa situazione, leggete anche “Droni russi Orion della Kronshtadt sanzionati”.
Droni per la Russia prodotti da donne africane
Secondo il racconto di alcune di queste donne africane tutto sarebbe cominciato nel loro paese d’origine. A eseguito della proposta di partecipare a un presunto programma di studio e lavoro in Russia, le ragazze avrebbero accettato di partire. Una volta giunte a destinazione, però, si sono ritrovate a lavorare per lunghe ore sotto una continua vigilanza e senza ricevere un salario adeguato.
Ovviamente le ragazze non hanno partecipato a nessun programma di studio. Il reclutamento avrebbe interessato diverse regioni africane, tra cui Uganda, Rwanda, Kenya, Sud Sudan, Sierra Leone e Nigeria. Tutto ciò per sopperire alla carenza di manodopera conseguente alle partenze al fronte.
Lo stabilimento dove queste donne africane lavorano a ritmi incalzanti e perennemente controllate si occuperebbe appunto dell’assemblaggio di droni. Questi velivoli andrebbero poi a incrementare il potenziale militare dei soldati nel conflitto con l’Ucraina. Un episodio veramente sconvolgente che, se verificato, potrebbe avere conseguenze serie per il governo russo.
Mosca infatti è parte dell’accordo delle Nazioni Unite riguardante la Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale. Il portavoce dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani ha affermato che questo fatto “potrebbe potenzialmente contravvenire ai criteri del traffico illecito, se provato che il reclutamento è fraudolento e l’intento è lo sfruttamento delle persone”.