Nuraghi Sardegna: i droni li cercano nel sottosuoloNews 

Nuraghi Sardegna: i droni li cercano nel sottosuolo

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I droni diventano utili strumenti per ricercare la presenza di nuraghi in Sardegna che al momento sono nascosti nel sottosuolo. Si tratta di un progetto che si basa sulle potenzialità di questi velivoli e dei sensori di cui sono dotati.

L’idea è si andare ad analizzare circa duemila immagini aeree e creare un algoritmo in grado di riconoscere in modo autonomo la presenza di queste antiche costruzioni. I raggi X di cui si avvalgono le camere e i sensori dei droni riescono infatti ad agire scoprendo questi tesori sottoterra. Sulla base dei dati raccolti sarà poi possibile creare un vero e proprio database completo per tutta la regione.

La ricerca dei nuraghi in Sardegna grazie al contributo dei droni è un ulteriore esempio di applicazione di questi strumenti a favore del settore archeologico. Vi abbiamo già parlato di altri utilizzi in questo settore in precedenti articoli, leggete anche “Droni per archeologia: nuove scoperte ai Balzi Rossi”.

Droni a caccia di nuraghi in Sardegna

Il progetto che prevede di utilizzare i droni per cercare nuraghi in Sardegna fa parte di una più ampia iniziativa volta a far rientrare queste costruzione nei beni patrimonio dell’umanità. Fondamentale in questo percorso è l’associazione “La Sardegna verso l’Unesco”.

L’obiettivo è dunque quello di creare situazioni attrattive dal punto di vista turistico. Ciò permetterebbe a questa regione di allargare i flussi turistici su tutti i 12 mesi dell’anno.

L’idea è di realizzare una mappatura dettagliata del patrimonio archeologico regionale anche grazie all’uso dei droni e dell’intelligenza artificiale. Questi strumenti, infatti, sono in grado di stanare anche quei tesori nascosti nel sottosuolo o coperti dalla fitta vegetazione.

Grazie ai droni, quindi, e ai loro sensori è possibile riconoscere la presenza di nuraghi in Sardegna anche se ancora nascosti nel sottosuolo.

L’associazione “La Sardegna verso l’Unesco” vuole quindi avvalersi di questi innovati strumenti per portare alla luce questi tesori nascosti e renderli interessanti per i turisti. Molti sono gli enti che collaborano a questa iniziativa, in particolare centri universitari e di ricerca.

E’ nato così il progetto EIA (Ecosistemi di Innovazione per l’Archeologia) proprio con lo scopo di tutelare e ampliare il patrimonio culturale e archeologico della regione. Il tutto non solo nell’ottica di accrescere il flusso turistico ma anche di andare a prendersi cura di tutti quei tesori del tempo che la regione ospita.

 

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