Rischio alluvione: il Piemonte punta sui droni
La Regione Piemonte punta sull’impiego dei droni per monitorare il rischio alluvione in determinate aree più pericolose. I droni dovranno controllare i corsi d’acqua anche nelle zone più difficili da raggiungere.
Grazie al loro contributo si potranno quindi eventualmente pianificare interventi volti a prevenire situazioni di emergenza scaturite da calamità naturali ed eventi estremi. Si tratta di un progetto europeo denominato Uawos (Unmanned Airborne Water Observing System) cui partecipano diversi enti.
I principali sono l’associazione Irrigazione Est Sesia (Aies) ed il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Una simile sperimentazione ha già avuto luogo anche in Alaska, Benin, Nigeria, Germania e Svezia.
Il progetto che prevede l’utilizzo dei droni per monitorare il rischio di alluvione segue quanto sempre più spesso si sta verificando in molti luoghi. Vi abbiamo già parlato, infatti, di altri progetti similari che prevedono l’utilizzo dei droni, leggete anche “Il Consorzio Est Sesia usa i droni per contrastare il dissesto idrogeologico”.
Droni per monitorare il rischio alluvione
I dati raccolti dai droni permettono di avere molteplici informazioni utili per analizzare il rischio alluvione in determinate aree. I cambiamenti climatici incidono infatti notevolmente su queste situazioni e le immagini e i video dei droni possono dare un’idea preventiva delle varie situazioni anche in luoghi più difficili da esplorare.
I sensori presenti su questi velivoli analizzano infatti le profondità e la morfologia dei fondali, ma anche la velocità dell’acqua e altri parametri di riferimento. Tra l’altro i costi legati all’utilizzo di questa tecnologia sono di gran lunga inferiori rispetto ai metodi più tradizionali. Leggete “Emilia Romagna: droni DJI sulle zone alluvionate”.
L’analisi di quello che potrebbe essere un evidente rischio alluvione interessa ormai sempre più regioni. Anche la Valle d’Aosta pare interessata ad un progetto similare a quello piemontese. Tra i casi studio previsti in Europa il progetto ha anche inserito l’area del fiume Po vicino a Settimo Torinese e Chivasso, e anche la parte terminale dell’Orco, oltre ad un’altra sperimentazione sull’Adige.
Considerando infatti quanto sta avvenendo negli ultimi anni, le calamità naturali sembrano non avere più confini stabiliti. Ecco quindi l’importanza di conoscere per tempo come un determinato territorio potrebbe rispondere ad eventi estremi in modo da intervenire per evitare veri e propri disastri.