Carenza d'acqua: in Cina i droni portano la pioggiaEsteri News 

Carenza d’acqua: in Cina i droni portano la pioggia

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La Cina sperimenta l’utilizzo dei droni per sollecitare la pioggia in risposta alla carenza d’acqua di alcune regioni.

Questa tecnica è conosciuta come cloud seeding e si basa sugli studi del chimico e meteorologo americano Vincent Joseph Schaefer. Lo scienziato ha infatti scoperto nel 1946 che, aggiungendo sostanze chimiche alle nuvole, era possibile facilitare la formazione di precipitazioni.

Tecnicamente sostanze come lo ioduro d’argento fanno da nuclei di condensazione favorendo la formazione di gocce d’acqua più pesanti, pronte per precipitare al suolo. Il ruolo dei droni sarebbe appunto quello di arrivare a disperdere queste sostanze nelle nuvole. Ovviamente si parla di droni militari le cui dimensioni e potenzialità sono adatte a voli di questo tipo.

L’idea di avvalersi dei droni per provocare le precipitazioni a contrasto della carenza d’acqua è diffuso anche negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi. Ve ne abbiamo già parlato in altri articoli, leggete anche “Emirati Arabi: primo test di pioggia dai droni”.

Pioggia innescata contro la carenza d’acqua

Il compito dei droni nel progetto cinese contro la carenza d’acqua è proprio quello di disperdere nelle nuvole quelle sostanze chimiche che favorirebbero la formazione di gocce di pioggia. La Cina spera quindi di riuscire a intervenire contro la siccità che colpisce in modo piuttosto severo determinate zone. Leggete “Droni Carabinieri Forestali contro l’emergenza idrica in Abruzzo”.

I cambiamenti climatici degli ultimi anni, infatti, stanno causando un aumento considerevole di aree aride e desertificazione. Riuscire ad agire sulle precipitazioni potrebbe quindi essere la giusta risposta. Negli Emirati Arabi i droni non sono invece utilizzati per portare sostanza chimiche sulle nuvole ma per rilasciare impulsi elettrici. Pare infatti che queste scosse elettriche possano stimolare le nubi a provocare forti temporali.

Dal lato degli scienziati questo progetto di lotta alla carenza d’acqua non sembra essere poi così efficiente. In molti, infatti, sostengono che agire sulle nubi che, notoriamente, sono tutte diverse tra loro con la stessa tecnica sia inutile. In più nel momento in cui i droni rilasciano queste sostanze chimiche, le stesse si sciolgono nell’acqua che cadrà al suolo tramite la pioggia.

Ecco quindi che si potrebbe assistere ad un aumento dei livelli di inquinamento. Insomma, sarebbe come rispondere ad un problema creandone un altro. La Cina, dal canto suo, insiste su questa iniziativa. Ne ha già approfittato nel 2008 quando ha stimolato le nubi affinché si svuotassero prima dell’inizio della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici.

 

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