Freddo artico: sperimentazioni per l’utilizzo dei droni
Una nuova importante sperimentazione vuole studiare l’impatto del freddo artico sull’utilizzo dei droni in zone come l’Alaska. L’obiettivo è capire come intervenire su questi velivoli affinché il ghiaccio e le condizioni avverse non ne limitino l’impiego. Si tratta di uno studio voluto dall’University of Alaska Fairbanks (UAF) Geophysical Institute. Proprio l’Alaska, infatti, sta investendo in queste nuove tecnologie per migliorare il trasporto di merci in zone particolarmente isolate e difficili da raggiungere. Ovviamente il gelo e le condizioni meteorologiche così estreme possono essere un ostacolo davvero non indifferente per i droni. Essi, infatti, volando a quote relativamente basse sono soggetti alla formazioni di ghiaccio e a disagi ai motori. Questa nuova sperimentazione si basa su uno strumento particolare, una vera e propria torre di ghiaccio che può simulare al suo interno le rigide condizioni meteo dell’Alaska.
Questa sperimentazione risulta particolarmente importante per capire come tutelare i droni dal freddo artico e permetterne l’utilizzo in aree così estreme. Vi abbiamo già raccontato in precedenti articoli della presenza di droni nelle terre coperte dai ghiacci. Leggete per esempio “Spedizioni in Antartide: Enea si affida ai droni”.
Droni al lavoro anche con il freddo artico
Questa ricerca universitaria su come evitare che il freddo artico impedisca l’utilizzo dei droni è guidata dall’Alaska Center for Unmanned Aircraft Systems Integration (ACUASI) presso l’UAF. Il tutto ruota intorno ad un’innovativa torre di ghiaccio il cui compito è simulare anche le condizioni meteo più estreme. Si tratta di una struttura che può creare vari tipi di condizioni di ghiaccio permettendo ai droni di operare in un ambiente che simula scenari reali. E’ una sorta di galleria del vento ma di dimensioni più ridotte e di posizione verticale. Grazie alle sue caratteristiche è possibile controllare con precisione le condizioni del ghiaccio e capire il suo impatto sull’operato dei droni. Alla base di questi studi c’è la necessità di potersi avvalere di questi velivoli per attività di consegna in zone impervie in totale sicurezza, soprattutto in un paese come l’Alaska dove le grandi distanze e il clima non facilitano queste operazioni.
Grazie alla torre di ghiaccio gli esperti possono analizzare come il freddo artico e la formazione di ghiaccio possano incidere sull’operato dei droni. In particolare è fondamentale il controllo preciso sulle dimensioni delle gocce e sul contenuto di acqua limpida che portano alla creazione del ghiaccio. Le analisi che derivano da questa particolare struttura sono preziosissime per i ricercatori e, sicuramente, potranno apportare vantaggi oltre i confini dell’Alaska. Diversi, infatti, sono i casi nei quali ci sia avvale dei droni per gestire situazioni particolari in ambienti climatici difficili e decisamente freddi. Poter sfruttare questa tecnologia al meglio anche in condizioni estreme può essere la risposta all’isolamento e alle difficoltà che alcune parti del mondo sono costrette a subire a causa delle temperature estremamente rigide e avverse.