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Pianta aliena monitorata dai droni

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L’Università di Pisa ha dimostrato come i droni siano fondamentali per monitorare la diffusione di una pianta aliena, la Yucca gloriosa.

La rivista Regional Studies in Marine Science ha recentemente pubblicato questo studio del dipartimento di Biologia dell’ateneo pisano. La ricerca è stata condotta nel 2020 all’interno del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. Si tratta di un’area protetta di circa 230 chilometri quadrati nel nord della Toscana che ospita uno dei sistemi dunali costieri meglio conservati d’Italia.

L’impiego dei droni per il monitoraggio di questa particolare pianta aliena è un ulteriore esempio di come questi strumenti possano essere utili per i ricercatori ambientali. Ve ne abbiamo già parlato in altri articoli, leggete anche “Droni per identificare la Halyomorpha Halys nei frutteti”.

Droni per monitorare la pianta aliena Yucca gloriosa

Per pianta aliena si intende una pianta che l’uomo ha spostato in un luogo sbagliato dove però, in assenza di elementi antagonisti, si sviluppa e cresce. Nello specifico, la Yucca gloriosa è originaria del Nord America ma la sua diffusione minaccia gli ecosistemi costieri del Mediterraneo.

Nel caso specifico del Parco Regionale di Migliarino, questo vegetale infestante ruba letteralmente spazio ad alcuni esemplari autoctoni come il ginepro coccolone.

L’Università di Pisa con la sua ricerca ha voluto dimostrare come i droni siano ideali per monitorare questa pianta aliena. La sperimentazione ha previsto una decina di voli effettuati ad un’altezza di circa 35 metri sul livello del mare. Appositi software hanno permesso l’elaborazione delle immagini e dei dati raccolti dai droni, arrivando ad individuare circa 2200 cespi di Yucca gloriosa.

Occorre sottolineare che questo tipo di pianta aliena ha una conformazione del fogliame molto particolare, ideale per essere riscontrata dall’alto grazie ai droni. L’impiego di questi velivoli permette quindi una ricognizione molto più semplice e rapida rispetto ai metodi classici di campionamento a terra.

Questi ultimi infatti richiedono un maggior dispiegamento di mano d’opera e, ovviamente, anche un maggior impegno economico.

 

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