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Droni per salvare vite umane grazie a Mobnet

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Droni per salvare vite umane, il tema è già stato trattato più volte su questo blog. Diversi droni, ancora in fase sperimentale, sono stati progettati e pensati per salvare vite umane, al riguardo vi consigliamo la lettura dei seguenti articoli: “Il drone di salvataggio Avy One”, “Windhorse il drone per le emergenze umanitarie” e “Droni Icarus usa e getta per trasportare medicinali”. 

Questo articolo tratterà invece di un progetto finanziato da Horizon 2020 presentato in Slovacchia lo scorso mese di giugno in occasione di Transcom 2017 (Conferenza scientifica internazionale sul trasporto sostenibile, moderno e sicuro).

Il progetto di droni per salvare vite umane è denominato Mobnet ed ha come obiettivo l’individuazione di vittime o feriti durante le catastrofi naturali (tipo terremoti, uragani, tempeste di neve etc…) utilizzando il sistema Gps unito alla tecnologia cellulare, ovvero il DCT, acronimo di Digital Cellular Technologies. 

Droni per salvare vite umane

I droni svolgono e svolgeranno sempre di più un ruolo fondamentale per la protezione civile (leggete anche: “Droni del soccorso alpino per cercare dispersi in montagna”), individuando rapidamente dispersi o feriti. E’ comunque una sfida ancora aperta che richiede, e richiederà nel medio periodo una tecnologia altamente evoluta e sicura.

Il progetto Mobnet di droni per salvare vite umane si sta spingendo proprio nella direzione giusta, implementando i cosiddetti aeromobili a pilotaggio remoto con ulteriore tecnologia basata su una precisa localizzazione sfruttando più “canali”: Gps e telefonia cellulare.

Nel dettaglio Mobnet andrà a rilevare la presenza di persone da soccorrere tramite, come scritto prima, la tecnologia DCT ovvero individuando il cellulare delle vittime, unito al posizionamento satellitare centimetrico del drone in volo.

Entro il mese di novembre 2017 verranno svolti i primi test in campo, al fine di illustrare le innumerevoli potenzialità del progetto, che ricordiamo non andrà certo a sostituirsi ai metodi tradizionali di salvataggio, ma bensì ad integrarli e migliorarli, salvaguardando anche la sicurezza degli stessi soccorritori specialmente in tutte quelle condizioni di estrema pericolosità di intervento.

 

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