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Fondale marino mappato dal drone oceanico

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Il drone oceanico Saildrone ha mappato per la prima volta il fondale marino intorno alle isole Aleutine dell’Alaska. Si tratta per la precisione di 45.000 chilometri quadrati finora sconosciuti intorno a queste isole e al largo della costa della California.

Il drone impiegato è il modello Surveyor della famiglia Saildrone, di fatto il più grande al mondo. Lo scopo della spedizione era proprio quello di colmare alcune lacune esplorative sugli oceani in zone remote, in modo da gestire in modo più sostenibile le risorse naturali. Questa ricerca si è concentrata proprio in quest’area in quanto i fondali dell’Alaska sono tra i meno conosciuti del pianeta.

Vi abbiamo già raccontato in altri articoli di come i droni oceanici possano essere utili per lo studio del fondale marino, leggete anche “Fondale oceanico del mondo studiato dai droni”.

Droni per lo studio del fondale marino inesplorato

La spedizione per lo studio del fondale marino di questa zona dell’Alaska è avvenuta in due fasi. Nella prima tra agosto e ottobre 2022, il drone oceanico ha mappato 16.254 chilometri quadrati in circa 52 giorni. Durante la seconda metà della missione al largo della costa della California, il Saildrone Surveyor ha mappato altri 29.720 chilometri quadrati. Leggete “Barche a vela senza pilota: ecco il Saildrone”.

Il drone Surveyor ha dovuto affrontare in questa spedizione tempeste e condizioni meteo decisamente avverse, riuscendo comunque nel suo obiettivo di raccolta dati. Un’attività del genere non sarebbe stata possibile con metodi più classici che avrebbero potuto essere particolarmente pericolosi per gli addetti ai lavori.

Le informazioni sul fondale marino raccolte del drone oceanico saranno anche disponibili al pubblico attraverso i National Centers for Environmental Information del NOAA una volta completata la post-elaborazione da parte del Center for Coastal and Ocean Mapping presso l’Università del New Hampshire.

Grazie a questi dati sarà possibile ottimizzare gli obiettivi di immersione durante le prossime spedizioni sulla nave NOAA Okeanos Explorer. Ancora una volta, quindi, la tecnologia dei droni diventa uno strumento fondamentale per conoscere meglio il nostro pianeta e studiarne con maggior accuratezza anche le eventuali fragilità.

 

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